Il pranzo di Natale nel Medioevo

Ormai ci siamo: mancano poche ore alla cena della vigilia ed al pranzo che celebra la nascita di Gesù. Già abbiamo parlato in un precedente articolo di cosa fosse il Natale nel medioevo e da dove abbia tratto le sue origini; ma come era vissuto uno dei momenti più amati di questa festa? Insomma, cosa si consumava a tavola? Oggi lo vedremo insieme.

Il pavone, uno dei piatti più amati nei banchetti natalizi

Prima di procedere nella descrizione di quali fossero alcuni dei piatti tipici del pranzo di Natale, vale la pena ricordare che questa festività arrivava subito dopo l'ultimo raccolto e, di conseguenza, in corrispondenza di una notevole quantità di cibo per l'inverno: non c'era un granché da fare nelle fattorie e, se non era necessario mantenere gli animali tutto l'inverno, era conveniente macellarli. Ragion per cui è possibile immaginare la relativa quantità di cibo a disposizione per questo periodo. Nasce così l'opportunità di poter realizzare, fra i nobili, pantagruelici banchetti; mentre fra le classi meno agiate, era possibile preparare dei pranzi particolari dovuti alla maggior abbondanza di carne e scorte alimentari rispetto ai restanti periodi dell'anno.

Banchetto natalizio medievale
Un piatto particolarmente in voga era quello degli zanzarelli: un impasto di uova, parmigiano e pane raffermo sbriciolato, cotto in brodo aromatizzato allo zafferano. Questa pasta, ridotta a straccetti, era poi condita di spezie e servita a tavola. Gli zanzarelli, serviti in un piatto, hanno questo aspetto:

Un piatto di zanzarelli
Sostanzialmente sono l'antesignano della nostra pasta in brodo.

Altro piatto largamente diffuso, soprattutto fra i nobili, era il pavone vivente, che era la pietanza più amata, a Natale, in Inghilterra, subito dopo il cinghiale farcito. Sostanzialmente il pavone veniva spellato con accuratezza e poi imbottito con uova, erbe, spezie varie e infine arrostito. Dopo la cottura, la pelle con le piume veniva ricucita sull'animale e, a volte ma non sempre, ricoperta di lamine d’oro; il becco veniva anch'esso dorato. Il pavone veniva poi offerto alla dama più importante fra quelle presenti a tavola, e tagliato dal cavaliere dimostratosi il più abile di tutti nei tornei, oppure da una persona di una certa importanza.

Un pavone, il cui piumaggio rendeva il piatto estremamente scenografico
Anche il cinghiale farcito, come detto sopra, era un elemento di spicco sulle tavole nobiliari natalizie.

Uno dei dolci natalizi per eccellenza invece, era il Nucato. Vagamente simile al torrone, il nucato era un impasto di mandorle, noci e nocciole, tenute insieme da miele millefiori; era speziato con pepe, chiodi di garofano, cannella e zenzero. Andava cotto a fuoco lento, e mangiato una volta raffreddato. La caramelizzazione del miele rendeva il dolce un croccante da consumare a fine pasto, un po' come l'odierno torrone.

Un frammento di nucato
Ovviamente il vino ed altre bevande alcoliche erano ampiamente utilizzate.

L'usanza di un pasto pantagruelico per le feste, dunque, ha radici lontane nel tempo.

Il medioevo ci ha dato molte delle tradizioni che formano oggi il nostro odierno Natale e, dato che molti di noi a breve si appresteranno a cominciare a cucinare e a passare il tempo nella piena convivialità coi propri cari, noi di Historie Medievali ne approfittiamo per augurare, a tutti voi che con pazienza e dedizione ci leggete, un sereno Natale.

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